Omicidio di Emmanuel: frutto avvelenato dell’odio

Apprendiamo con sgomento dai media dell’omicidio di Chidi Emmanuel Nnamdi, un richiedente asilo accolto insieme alla moglie in una struttura d’accoglienza a Fermo. I nostri pensieri vanno ai familiari, in particolare, alla moglie e agli amici di Chidi Nnamdi, con l’augurio che trovino la forza per affrontare una tragedia di questa portata.

Mentre gli inquirenti fanno il loro lavoro di ricostruzione delle circostanze e dinamiche di questa violenza omicida, vogliamo richiamare l’attenzione sul clima che si è creato intorno agli arrivi in Italia di profughi e richiedenti asilo negli ultimi anni.

Da anni denunciamo i rischi dell’espressione pubblica dell’odio nei confronti dei rifugiati, richiedenti asilo e persone immigrate e non sono mancati omicidi come l’uccisione di due senegalesi a Firenze e ferimento di altri tre, che hanno fatto passare da rischi a fatti tragici concreti, la continua disumanizzazione ed incitamento all’odio nei confronti degli immigrati e delle immigrate.

Le persone che, per varie ragioni, hanno una visibilità ed ascolto nello spazio pubblico capace di influenzare le opinioni non possono disconoscere che le opinioni che esprimono. Continuare a negare che certe opinioni ed informazioni fortemente distorte quando non esplicitamente false legittimano la disumanizzazione dei bersagli dei loro discorsi, i rifugiati, richiedenti asilo e immigrati, come in questo caso.

La negazione dell’umanità dell’altro rende ipotizzabile cose ordinariamente inimmaginabili come uccidere un giovane con una spranga di ferro.

Udo Enwereuzor – responsabile migrazioni, minoranze e diritti di cittadinanza 

Fonte foto: change.org