PD e Decreto Madia: acqua e beni comuni sotto attacco

COSPE, insieme al Forum italiano dei movimenti per l’acqua e molte altre associazioni della società civile italiana che hanno sostenuto il referendum del 2011 e le tante iniziative e campagne per la ripubblicizzazione dell’acqua in Italia, insorgono contro il decreto Madia e il tentativo di emendare in alcuni dei punti cruciali la legge di iniziativa popolare arrivata in parlamento con 400mila firme.

A quasi cinque anni dalla  vittoria referendaria del giugno 2011, sembra che il Partito Democratico e il Governo Renzi/Madia vogliano chiudere definitivamente consegnare acqua e beni comuni ai grandi interessi finanziari: è infatti  in questi giorni in discussione alla Camera la legge d’iniziativa popolare presentata dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua nel 2007, con oltre 400.000 firme. Ma la legge, grazie ad una serie di emendamenti del PD, arriva in aula con un testo che, eliminando l’art-6 sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, ne stravolge totalmente il significato.

Contemporaneamente, ha iniziato il suo iter il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della Legge Madia n. 124/2015; un manifesto liberista, che prevede l’obbligo di gestione dei servizi pubblici locali a rete attraverso società per azioni e che ripristina l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano abrogato.

Il Testo unico si prefigge inoltre gli obiettivi di “ridurre la gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità” e di “garantire la razionalizzazione delle modalità di gestione dei servizi pubblici locali in un’ottica di rafforzamento del ruolo dei soggetti privati”.

Si tratta di un vero e proprio attacco alla democrazia e ai beni comuni – dice Giorgio Menchini presidente COSPE- un voltafaccia del PD e del Governo Renzi rispetto alla volontà espressa chiaramente dagli italiani nel con il Referendum sulla ripubblicizzazione dell’acqua e rispetto alla legge di iniziativa popolare, inizialmente appoggiata da tutto il Pd.  Con questi due colpi di spugna, è il caso di dirlo, tutto tornerebbe indietro. L’acqua, come altri servizi, sarebbero gestiti solo da privati in “regime di concorrenza”. Inaccettabile per noi di COSPE e per tutta la società civile italiana che deve tornare far sentire la propria voce e impedire questo dietro front del nostro Governo. Dobbiamo – conclude Menchini – sottrarre l’acqua alle logiche del mercato, per dare la gestione partecipativa di questo bene comune alle comunità e ai territori”.