Stop TTIP: un passo importante, ma non definitivo

Sigmar Gabriel: “Il TTIP è fallito”. La Campagna Stop TTIP “Bene, ma occhi aperti”.

Il vice cancelliere tedesco e ministro dell’Economia, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, ha deciso di dire ciò che tutti in questo momento fanno finta di ignorare: in un’intervista alla rete ZDF Gabriel ha dichiarato che i negoziati sul TTIP sono «di fatto falliti perché noi europei non possiamo accettare supinamente le richiesta americane». Un colpo ferale alle speranze di Governi come quello italiano, il cui Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda si è fatto paladino della politica commerciale della Commissione Europea.
Ma anche un riconoscimento politico delle richieste di tutte quelle realtà di movimento, a cominciare dalla Campagna Stop TTIP Italia di cui COSPE è tra le organizzazioni promotrici, che dello stop alla nuova agenda di liberalizzazione commerciale e del cambio radicale di rotta dell’Unione Europea ne hanno fatto un vero e proprio programma di mobilitazioni.

La dichiarazione di Gabriel è un primo passo importante, ma non definitivo. E’ il Consiglio Europeo che dà mandato alla Commissione Europea di negoziare, e solo il Consiglio dei 27 Capi di Stato può revocarlo. Un atto apparentemente contraddittorio, dopo l’investitura di fiducia ricevuta dal TTIP nel luglio scorso, ma che potrebbe diventare realtà nel prossimo Consiglio che si terrà dal 16 settembre a Bratislava, il primo dopo la Brexit.
Solo una dichiarazione nero su bianco sulla sospensione effettiva dei negoziati potrebbe porre la pietra tombale su un trattato così controverso. Ma una battaglia vinta non risolverebbe il problema di fondo: a Bratislava si discuterà anche di CETA, l’Accordo di liberalizzazione commerciale con il Canada approvato nel settembre 2014 e ora in via di ratifica, da molto considerato un precursore del TTIP. Il punto all’Ordine del Giorno è il processo e i tempi di approvazione, dopo che grazie alle pressioni dei movimenti sociali si è evitato che fossero esautorati i Parlamenti nazionali dalla ratifica, come proposto dalla Commissione Europea a e sostenuto dal Ministro italiano Calenda, in una lettera riservata resa pubblica grazie a un’azione della Campagna Stop TTIP Italia.

E non dimentichiamo che sullo scenario internazionale si muovono altre dinamiche, come il TiSA, l’accordo plurilaterale di liberalizzazione dei servizi; l’ALECA, il negoziato di liberalizzazione con la Tunisia (su cui diverse organizzazioni tra cui COSPE, Greenpeace, Fairwatch e altri si sono mosse per chiedere la desecretazione dei documenti e del mandato negoziale, richiesta sostenuta dallo stesso Governo italiano) e gli altri negoziati come quello col Mercosur, col Messico o con le Filippine.
Insomma, fermare il TTIP o bocciare il CETA sono obiettivi fondamentali di medio periodo, ma la madre di tutte le battaglie dovrà essere un cambio radicale della politica commerciale esterna dell’Unione Europea. I movimenti da diversi anni hanno proposto l’Alternative Trade Mandate, una vera e propria agenda alternativa. Ma a tutt’oggi la burocrazia di Bruxelles ha fatto orecchie da mercante. Almeno, fino ad ora.

Alberto Zoratti
Responsabile Economia e Lavoro COSPE.