TERREMOTO AD HAITI E SCOMPARSA DI GUIDO GALLI

Di fronte ad una tragedia come quella di Haiti, anche chi come noi è abituato a lavorare in contesti difficili, rimane scioccato. Come COSPE non lavoriamo nell’isola e non siamo direttamente coinvolti nelle operazioni di emergenza ma siamo vicini ai cittadini di Haiti e agli operatori delle ong che vi lavorano e che in questi momenti drammatici stanno cercando di aiutare una popolazione allo stremo.
Haiti, come abbiamo imparato ad apprendere dalle cronache di questi giorni è il paese più povero dell’America Latina e tra i più poveri al mondo, devastato da anni di dittatura e una storia infinita di sfruttamento e povertàda cui la popolazione non riesce ad uscire. L’isola degli ultimi, è stata definita. Di Haiti non si sente spesso parlare, un terremoto come quello del 12 gennaio scorso, ha però scosso la comunità internazionale e ci ha costretti a guardare una realtà devastante e terribile. L’importante adesso, dopo la morte e la distruzione, è che non si spengano i riflettori e il chiasso mediatico che si è mosso, ma che si riesca a garantire un adeguato sostegno ai cittadini haitiani grazie anche a tutte quelle associazioni che coraggiosamente e silenziosamente da anni sono presenti sull’isola con progetti di sviluppo di medio e lungo termine. Dovranno ricominciare da capo, ma una prospettiva diversa dall’emergenza sarà necessaria ed importante e sono a nostro parere le ong che la possono garantire con il lavoro politico e sociale quotidiano, con il lavoro costante con le comunità e le istituzioni haitiane.
Come COSPE vi invitiamo dunque ad aderire alle richieste delle ong presenti ad Haiti o nella confinante Repubblica Domenicana. Nelle prossime edizioni del flash o sul sito vi segnaleremo inoltre le eventuali iniziative di cittadini domenicani che, sappiamo, si stanno organizzando per raccogliere fondi da inviare in loco.

E’ del 19 gennaio la notizia della morte di Guido Galli, fiorentino, cittadino del mondo, cooperante, operatore ONU, vecchio amico COSPE. Di seguito un ricordo di Fabio Laurenzi.

Ho conosciuto Guido Galli alla Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri a Firenze. Era il 1990 ed il movimento di contestazione della “Pantera” aveva coinvolto tanti studenti, chi a favore e chi contro, chi convintamente e pienamente partecipe, chi sostenitore esterno. In quei mesi comunque straordinari, per le passioni e i sentimenti che smossero, per le occasioni di riflessione e condivisione che crearono, si formò naturalmente un gruppo di ragazze e ragazzi che diventarono amici e condivisero una piccola grande storia che credo, con il senno del poi, abbia segnato molto di noi. Fu certamente una parentesi di partecipazione ed impegno politico ma anche di formazione sentimentale e civile, di mutuo aiuto e solidarietà, di letture comuni e serate al circolo Rosselli a tentare di imparare a ballare il liscio (con gli anfibi!), di cene e gite fuori porta, con ovvio contorno di fidanzamenti e sfidanzamenti. In quel gruppo Guido era una figura di riferimento, autorevole, ascoltata, entusiasta e positiva, pur con una sua propria area “off-limits” di pensieri e passioni che trattava con cura e riservatezza. Tra noi nacque una bella e intima amicizia che per un periodo ci portò a passare molto tempo insieme e a condividere tanto. L’essere fuori sede mi aveva consentito di lasciare nell’armadio di famiglia tutti gli scheletri del passato e di poter “lavorare” liberamente su ciò che ero e potevo diventare. Io stavo scoprendo, lui stava consolidando la consapevolezza di scelte ormai quasi già mature. Guido, pur coetanei, era senza dubbio diverse fermate più avanti sul quel percorso, lo stesso che già gli faceva intravedere, tra le altre cose, approdi lontani da Firenze, dalla Toscana e dall’Italia. In quel periodo e da quella amicizia ho preso tanto, senza dubbio molto di più di quanto potessi dare. Lo studio e le letture riguardanti lo sviluppo ed il “sottosviluppo” del cosiddetto “sud” del mondo, le relazioni internazionali, la pace e i diritti umani non avrebbero avuto l’effetto che hanno avuto nelle nostre vite se non fossero state accompagnate e condivise nella frequentazione di persone come Guido che ti facevano credere (seppur in quel momento inconsapevolmente) che l’impegno di ciascuno di noi avrebbe potuto essere non solo legittimo ma anche “sensato”. Era il 1993 quando con Guido suonammo al numero 25 di Via della Colonna a Firenze, a due passi dall’allora sede della Facoltà di Scienze Politiche in Via Laura. Era la sede nazionale di COSPE, una delle maggiori ONG Italiane impegnate sul fronte della cooperazione internazionale per lo sviluppo, certamente la più importante in Toscana. Sentivamo ormai, credo, l’urgenza di trovare una piano di realtà, di concretezza rispetto alle cose che fino a quel momento avevamo conosciuto quasi esclusivamente attraverso libri universitari, letture personali, conferenze, qualche corso di formazione o altre forme di impegno volontario . L’aver condiviso l’arrivo al COSPE, la consapevolezza che Guido è stato determinante nel portarmi là dove sono poi rimasto fino ad oggi, sapere che è anche grazie a lui se ho potuto fare una scelta che oggi posso dire essere stata la scelta della mia vita, dà inevitabilmente a Guido un posto speciale ed unico nella mia memoria e nei miei sentimenti. Guido non restò molto al COSPE. Ben presto mise in atto quelle azioni che dovevano portarlo verso quelle organizzazioni internazionali che sono poi diventate la sua casa e che lui riteneva, a ragione, più vicine ai suoi interessi specifici e alla sua natura. Le nostre strade hanno quindi corso parallele, pur attraversando entrambe il mondo dei diritti umani negati, dei conflitti, della lotta alla povertà e per la giustizia sociale. Altri di quel gruppo che si formò a dorso della Pantera sono oggi in Commissione Europea, nella carriera diplomatica, in organizzazioni internazionali per i diritti umani. Altri di quel gruppo hanno tenuto i contatti con Guido e attraverso loro ho saputo del suo impegno, della considerazione che si stava guadagnando, del suo passare da un paese all’altro. A me rimane il ricordo di un ragazzo, di un uomo che mi ha onorato della sua amicizia e che tanto ha rappresentato nella mia definitiva maturazione politica e civile, nella fase della propria vita in cui si ha la sensazione quasi fisica che qualcosa sta cambiando e niente sarà più come prima. Ciao Guido.