Terremoto in Ecuador

La testimonianza del terremoto in Ecuador scritta da Piero Pelleschi, coodirnatore dei progetti in Ecuador COSPE e
Roberta Tanduo cooperante COSPE
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Sabato 16 di Aprile. Ore 18.58 (01.58 am italiane). Una violenta scossa di terremoto di magnitudo 7,8 scala Richter ha fatto tremare l’Ecuador, con epicentro nella zona costiera e che ha colpito le province di Esmeraldas, Santa Elena, Guayas, Santo Domingo, Manabì y Los Ríos. Per la sua intensità il terremoto ha scosso anche la capitale del Paese, Quito, a quasi 200 km di distanza dall’epicentro ed è stato percepito nei territori confinanti di Colombia e Perù.

Quando nella capitale, dove ha sede l’ufficio di COSPE, il sisma delle 18.58 si è placato, dopo due interminabili minuti durante i quali l’edificio in cui viviamo ha ondeggiato e rumureggiato paurosamente, tutto sembrava tornato alla normalità. Unica eccezione le poche persone che si erano riversate in strada, ancora in dubbio se rientrare nelle proprie abitazioni ed il contrastante suono corale degli allarmi scattati a causa delle scosse. Una normalità che, da lì a qualche ora, avrebbe contrastato i racconti che i networks locali e i canali web avrebbero raccontato per descrivere l’impatto, la forza di questo terremoto.

Le informazioni, inizialmente un po’ frammentarie, hanno rapidamente disegnato uno scenario sempre più drammatico della situazione nelle zone costiere, con i crollo di moltissimi edifici, strade e ponti, l’interruzione della corrente elettrica e della rete telefonica, la rottura delle tubature dell’acqua. Ma, purtroppo, anche la conta dei morti, feriti e dei dispersi, il cui numero è continuato a crescere ora dopo ora, incessantemente.

Il vice presidente del Paese, Jorge Glas, facente veci del presidente Rafael Correa (in Italia al momento dell’avvenimento e rientrato precipitosamente in Ecuador), ha dichiarato lo stato di emergenza nelle province di Esmeraldas, Manabí, Guayas, Santo Domingo de los Tsáchilas, Los Ríos y Santa Elena e, più in generale, di mobilitazione e allerta nazionale, annunciando la sospensione di qualsiasi evento e manifestazione pubblica e sollecitando la cittadinanza a evitare i luoghi di aggregazione.

Nonostante non ci sia stato alcun tsunami, la cittadinanza residente sulla costa è stata evacuata in aree più sicure. Le scuole delle province colpite sono state chiuse e si è sollecitata la richiesta di aiuti a livello nazionale e nazionale.

Il numero officiale di morti dichiarato è al momento di 238 persone , con più di 1500 feriti accertati, numeri destinati a crescere inesorabilmente. Le persone evacuate sono incalcolabili. Le zone più colpite, tra cui le città di Manta, Portoviejo e Pedernales, sono tutt’ora di difficile accesso, la viabilità è interrotta così come il traffico aereo. L’interruzione dei collegamenti terrestri e aerei stanno mettendo a rischio la fornitura di viveri e beni di prima necessità e in alcune aree, soprattutto di Manabì, il combustibile inizia a scarseggiare, mettendo a rischio le operazioni di primo soccorso.

La Secretaría de Gestión de Riesgos (Segreteria di Gestione dei Rischi) dell’Ecuador ha inviato alcune centinaia di professionisti tra personale medico e paramedico, dove sta già operando la croce rossa ecuadoriana, ai quali si aggiungono un migliaio di volontari, che si sono mobilitati da tutto il Paese per appoggiare la popolazione e le squadre di soccorso, dimostrando un altissimo senso di solidarietà nei confronti delle famiglie colpite. La Segreteria ha inoltre mobilitato 4600 agenti della polizia nazionale e 10.000 militari della forza armata. I primi aiuti umanitari internazionali stanno arrivando dal Venezuela e dalla vicina Colombia, ma anche la Unione Europea e altri Paesi, come il Messico e il Salvador, si stanno attivando per aiutare le autorità ecuadoriane in queste prime e criticissime ore post terremoto.

Il Governo ha già stanziato 300 milioni di dollari per queste prime fasi ma Correa dichiara di poter contare su altre risorse, all’incirca 600 milioni di dollari, provenienti dalla Banca Mondiale, la Banca Interamericana dello Sviluppo e la Banca dello Sviluppo dell’America Latina. Una corsa alla solidarietà e al sostegno che si rende necessaria per contribuire ad alleviare il disagio dei molti sfollati, il cui numero al momento non ci è stato fornito dalle autorità ecuadoriane.

Anche COSPE si è prontamente attivato prendendo contatto con le altre ong, l’ambasciata italiana e i soci dei Governi Provinciali con i quali sta lavorando, tra cui proprio quello di Esmeraldas, tra i più colpiti dal terremoto.

Il Grupo Humanitario del Pais, l’istanza autorizzata a coordinare le attività di emergenza con la Secretaría de Gestión de Riesgos, ha discusso, tra le varie questioni presenti sul tavolo, in merito alla questione se la cooperazione internazionale sarà autorizzata a intervenire.

Vista la gravità del sisma e gli effetti causati, sia la nostra ambasciata che le altre ong attive proprio nell’ambito della gestione del rischio non hanno dubbi sul fatto che, contrariamente a quanto successo nel 2014, Correa autorizzerà questi interventi, creando un tavolo di coordinamento che identificherà le necessità più urgenti per la popolazione e canalizzerà gli interventi nelle 6 province, grazie anche ai contributi e alle donazioni provenienti dalle attività di raccolta fondi e generi di prima necessità che le istituzioni, i governi di altri paesi, le ong, associazioni e terzo settore hanno avviato sin da oggi.

COSPE ha attivato una raccolta fondi per l’emergenza che ha colpito le aree in cui interveniamo e si sta coordinando con le altre ONG presenti sul territorio per prestare soccorso e aiuti.

Puoi contribuire fin da subito con bonifico bancario a: c/c bancario n. 7876 Banca Etica sede di Firenze, Via dell’Agnolo, 73/R IBAN IT12 P050 1802 8000 0000 0007 876 (intestato a: COSPE – Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti, Via Slataper, 10 – 50134 Firenze) specificando come causale “Terremoto Ecuador”.

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