Ancora un appello per fermare la strage nel Mediterraneo

Fermare la strage di migranti nel Mediterraneo.

E’ il contenuto di un nuovo appello, firmato da decine di Ong e associazioni di promozione dei diritti umani, a cui anche COSPE aderisce.

 Il Mediterraneo è oramai un cimitero a cielo aperto: dall’inizio del 2015 nel “Mare nostrum” sono morte più di 1700 persone. L’Europa, per storia, per cultura, per geografia, per il commercio, è parte integrante di questa regione ma sembra averne perso memoria.

 Il dramma di profughi e migranti, il loro abbandono in mano alle organizzazioni criminali, il dibattito su come, dove e chi colpire per impedire l’arrivo di uomini e donne che cercano rifugio o una vita dignitosa in Europa, non è altro che l’ultimo atto che testimonia l’assenza di visione politica da parte dei governi dell’UE. Questa drammatica situazione ha responsabilità precise: le scelte politiche e le leggi dei governi europei che non consentono nessuna via d’accesso sicura e legale al territorio dell’UE.

 La risposta dell’UE, confermata nell’ agenda europea sull’immigrazione, ripropone soluzioni che hanno già dimostrato di essere miopi e di produrre effetti opposti agli obiettivi dichiarati. Aumentare le risorse per avere più controlli e più mezzi per pattugliare le frontiere, anziché salvare vite umane, è sbagliato e non fermerà le persone che vogliono partire per l’Europa. Dietro le storie di queste persone oltre a povertà, malattie, dittature e guerre, ci sono  interessi politici ed economici internazionali.  Guerre, povertà, saccheggio delle risorse naturali, sfruttamento economico e commerciale, dittature, sono le cause all’origine delle migrazioni contemporanee. Essere liberi di muoversi, migrare, deve essere una conquista dell’umanità non una costrizione.

 L’Europa deve costruire una risposta di pace, di convivenza, di democrazia, di benessere sociale ed economico, ispirandosi al principio di solidarietà e abbandonando le politiche securitarie, dell’austerità, degli accordi commerciali neolibertisti., di  privatizzazione dei beni comuni. L’Europa deve investire sul lavoro dignitoso, sulla giustizia sociale, sulla democrazia e sulla sovranità dei popoli.

L’appello prosegue elencando una lista di priorità per risolvere l’emergenza migranti nel Mediterraneo: attivare un programma di ricerca e salvataggio  in tutta l’area del Mediterraneo, un fermo no al bombardamento dei barconi utilizzati dagli scafisti, l’apertura di canali umanitari e vie d’accesso legali al territorio europeo, unico modo realistico per evitare i viaggi della morte e combattere gli scafisti, la sospensione del regolamento di Dublino e si consenta ai profughi di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente, con un fondo europeo ad hoc, l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi. E poi, ancora, interventi non armati nelle tante aree di crisi per trovare soluzioni di pace, senza alimentare ulteriori guerre, o sostenere nuovi e vecchi dittatori, promuovendo concretamente i processi di composizione dei conflitti e le transizioni democratiche, e al tempo stesso si  programmino interventi di cooperazione per lo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere, dove lo spopolamento e la migrazione sono endemici e non si consenta alle multinazionali di usare per interessi privati i programmi europei di aiuto allo sviluppo, Si sostenga la rinegoziazione dei dei debiti pubblici ed annullamento dei debiti pubblici non esigibili o prodotti da accordi e gestioni clientelari o di corruzione.

Il prossimo 20 giugno si svolgerà poi una giornata di mobilitazione internazionale, per mantenere alta l’attenzione sul tema.

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