Uruguay – Lavoro cooperativo in carcere: guardare avanti con dignità

Uruguay COSPE

A dicembre ha compiuto 4 anni COOPANSUR, la cooperativa fondata da detenuti della prigione maschile di Canelones, Uruguay. Un compleanno che i soci hanno voluto festeggiare con l’equipe COSPE e rappresentanti del consiglio direttivo della Federazione di Cooperative di Produzione dell’Uruguay (FCPU), partner storico di COSPE. Nelle parole di José Vidart –vicepresidente- il senso che ha per questi coraggiosi autori essere cooperativa in uno dei centri penitenziari più complessi del paese.  

<<Quando varchi quella porta d’entrata, sai che per un po’ non potrai tornare indietro: l’unica cosa che puoi fare è andare avanti. Ti chiedi come occupare il tempo ma soprattutto come potrai aiutare la tua famiglia che sta fuori. Per molti di noi è la tragedia più grande: pensare ai nostri figli che restano senza un piatto di minestra; alle nostre compagne che si rimboccano le maniche per continuare da sole. Io per esempio ho lasciato una figlia di due mesi quando – sette anni fa – sono finito dentro. Sua madre è morta l’anno scorso e non sono nemmeno riuscito a dirle addio>>.

Un fiume di parole il discorso di José, tutta l’ansia di esprimersi essere ascoltato, in quei pochi minuti nei quali il mondo viene da fuori: una volta tanto. C’eravamo noi dell’equipe COSPE: Andreina e Ada; poi Luis (Alvez) e Claudia (Becerra), del Consiglio direttivo di FCPU; Deiner, coordinatore generale di FCPU; Matías Carambula, direttore de Sviluppo Economico del Municipio di Canelones; Flavia Carretto e Silvia Trasante dell’Unità di Cooperativismo del Municipio di Canelones, fondata nel 2007 grazie a un progetto COSPE- FCPU.

José ha appena quarant’anni e un sorriso da adolescente. Prima di finire in carcere era maestro di pala: pane e lieviti sono sempre stati la sua specialità; ma in prigione si è specializzato in pasticceria: e ne va fiero. Come va fiero di aver insegnato all’italiana di COSPE qualche segreto perché la pizza venga più soffice!

COOPANSUR è nata nel dicembre del 2011, grazie a un progetto promosso da COSPE e FCPU e finanziato dall’Unione Europea. Successivamente, nel periodo 2014- 2015 è stata sostenuta in un processo di rafforzamento, grazie a un finanziamento della Fondazione italiana PROSOLIDAR. Da quattro anni funziona in un contesto realmente complesso, riuscendo a superare ostilità interne e difficoltà tecniche e logistiche tanto per la produzione che per l’ingresso e l’uscita dei prodotti. Però non ha mai smesso di produrre un solo giorno.  

Non molti se lo aspettavano ma ce l’ha fatta a consolidarsi. Appena fuori dalle sbarre ha aperto un chioschetto per la vendita di biscotti e lieviti i giorni di visita. E con il Fiorino acquistato da COSPE e dalla FCPU distribuisce ad oltre 20 botteghe della zona, in un raggio di 20-30 km. Si è fatta già un nome COOPANSUR ed è riuscita a vincere il pregiudizio di tanti compratori rispetto all’acquisto di prodotti elaborati in una prigione.

(Testimonianza a cura dell’Equipe COSPE a Montevideo: Ada Trifirò e Andreina Pereira)

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