Violenza sulle donne, tema giusto e parole sbagliate

La violenza sulle donne? E’ anche un problema di parole, spesso quando raggiungono centinaia di migliaia di persone come accade per i media.

L’attualità ha portato termini come “femminicidio” e “violenza sulle donne” ad entrare nel lessico giornalistico comune e nell’arena dell’opinione pubblica italiana,  e di conseguenza nella nostra vita di tutti i giorni.

Spesso, però, quando si parla di violenza sulle donne le parole scelte sono sbagliate, e contribuiscono ad aggravare o “stereotipizzare” il fenomeno, invece di aiutare a risolverlo. Sono tanti gli errori del lessico giornalistico, spesso “giustificatorio”, in cui l’omicidio di una donna è spesso raccontato come reazione maschile istintiva ad una provocazione, piuttosto che come atto violento in sé. A rendere chiara la situazione basta pensare all’ultimo caso di femminicidio, avvenuto a Salerno nella giornata di ieri: anche in questo caso i giornali italiani hanno parlato di “raptus”, “lite violenta”, “omicidio avvenuto per motivi di gelosia”. Una mistificazione pericolosa, che spesso riguarda anche aspetti di contorno come le foto scelte, in cui la maggior parte delle volte appaiono donne svestite, nude, in pose sensuali. Una mercificazione del corpo della donna, che dall’informazione passa facilmente al mondo della pubblicità: un recente studio, dal titolo “Come la pubbicità racconta gli italiani”, ha mostrato come il mondo dell’advertising nel Bel Paese sia tra i più sessisti al mondo, in cui il corpo di una donna è usato per vendere praticamente di tutto, dalle macchine ai detersivi.

Al delicato rapporto tra arena mass-mediale e violenza sulle donne è stato dedicato un convegno internazionale, svoltosi a Firenze sabato 31 gennaio, che ha visto partecipare i protagonisti: associazioni contro la violenza sulle donne, istituzioni, psicologi, ma anche, o forse soprattutto, tanti giornalisti ed esponenti del mondo dei mass media. Alla tavola rotonda ha partecipato Alessia Giannoni, che ha ricordato l’esperienza di COSPE  sull’argomento e che ha parlato dei dati Censis sulla rappresentazione e la presenza delle donne nei media italiani: “Quando si parla di donne nell’arena massmediale italiana i temi sono sempre legati da una parte alla sensualità o all’intrattenimento leggero, dall’altro a sicurezza, violenza e devianza in cui la donna è vittima: insomma, una visione decisamente ‘stereotipata” e non corrispondente alla realtà”.

Sono stati analizzati i telegiornali italiani nel 2013, ed i dati parlano chiaro. Le donne sono intervistate, o comunque protagoniste, solo nel 25% dei casi, con percentuali molto diverse: se si parla di hard news (politica, economia, ecc) la percentuale scende al 23%, per quanto riguarda lo sport addirittura al 13%, mentre se si parla di cultura e spettacolo sale al 39%; infine, un 34% dei casi è invece “occupato” da criminalità e violenza. Un dato finale è quello relativo alle interviste ai cosiddetti “esperti” (medici, studiosi, analisti) in televisione: solo il 13% dei casi c’è una donna protagonista.

 

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