VIVERE IN TOSCANA DA RIFUGIATO: IL REPORT

Io vorrei vivere in Italia perchè mi trovo molto bene con le persone‘ – racconta Hassan, somalo sotto protezione umanitaria a Firenze – ‘Il problema sono i politici. Non possiamo vivere senza una casa, senza un lavoro, non possiamo sposarci, e non possiamo fare figli. E’ molto difficile anche pensare di studiare, fare dei corsi di formazione, perchè se non hai un tetto sotto cui dormire e a volte non hai nemmeno da mangiare, perchè magari ritardi a fare la fila in questura e la mensa chiude, tutto passa in secondo piano. Anche nei centri di seconda accoglienza non si vive bene‘.
Una testimonianza che emerge dal report Il paradosso di essere riconosciuto come rifugiato in Italia: vivere in una prigione a cielo aperto realizzato da COSPE all’interno del progetto europeo Eduasyl, e presentato il 12 settembre 2012 a Firenze.

Il report italiano, che parte dall’analisi della realtà di Firenze e provincia come focus della situazione nel nostro Paese, è integrato in un più ampio report europeo su altre 4 città : Amburgo, Glasgow, Goteborg, Salonicco.

Come sottolineato da Fabio Laurenzi, presidente COSPE, durante la conferenza stampa, ‘si tratta di un’iniziativa molto importante anche perchè per la prima volta ci si occupa di questo tema– che coinvolge diversi livelli istituzionali, da quello europeo a quello municipale, passando per lo Stato , la Regione e la Provincia- ponendo a confronto realtà diverse e quindi rendendo possibile la comparazione delle risposte alla questione dei rifugiati e dei richiedenti asilo in diversi Paesi dell’Ue‘.

La ricerca, svoltasi tra il 2010 e il 2012, ha contato in tutta la Provincia 289 richiedenti asilo o persone sotto protezione internazionale (di cui 4 minori), molti dei quali provenienti dalla Somalia (203), dall’Eritrea (21) e dall’Etiopia (14).

Dalle interviste si rileva una forte carenza di sistemi efficaci di inclusione dei rifugiati, soprattutto in ambito educativo e di inserimento nel mercato del lavoro. Non esistono, per esempio, corsi specifici per rifugiati e richiedenti asilo, n? sistemi per rilevarne saperi, capacità e competenze (cosa fondamentale per valorizzarne i bagagli culturali, linguistici ed esperienziali).

Pi? in generale, il report evidenzia come nel territorio fiorentino manchino ancora soluzioni concrete e specifiche per i rifugiati, che spesso vengono fatti rientrare nella categoria generica di ‘immigrati’. Questo nonostante la differente situazione normativa che caratterizza il loro status a livello formale.

A creare questa mancanza di distinzione tra rifugiati e immigrati– ha fatto ammenda Roberto Natale, presidente della FNSI, anche lui presente alla conferenza stampa- hanno contribuito anche i media. Proprio per questo è stata creata la ‘Carta di Roma‘, perchè i giornalisti facciano un uso professionale delle parole. Ma non basta. Se posso permettermi di usare un termine tanto in voga in questi tempi- ha continuato- in Italia c’è uno spread anche sul tema dei diritti, che ci vede non allineati con gli altri Paesi europei‘.

Non mancano buone pratiche a livello provinciale, ma restano circoscritte all’offerta di ospitalità mentre le carenze si presentano proprio a livello strutturale.
Dalle indagini svolte risulta che in Toscana ci siano 6 strutture di accoglienza attive nei 5 quartieri fiorentini, mentre sono solo 2 i centri (più 2 mini alloggi, forme di accoglienza protetta che ospitano il target) nella Provincia. Così, ben 59 dei 289 richiedenti asilo o persone sotto protezione internazionale presenti, vivono in spazi occupati (gli storici Kulanka, Occupazione via Bardelli, l’ex ospedale militare Monte Oliveto e l’Occupazione Poggio Secco e lo stabile recentemente occupato in via Slataper).

Una risposta importante viene da parte dell’associazionismo che si è mosso molto per dare sostegno delle esigenze dei rifugiati e richiedenti asilo, un impegno che si è però scontrato col fatto che il mercato del lavoro raramente risulta ricettivo nei loro confronti.
Da qui la necessità di lavorare in rete, di cui parlano gli operatori del settore, che chiedono la creazione di un network di associazioni che si occupano della tematica, e un monitoraggio stabile delle situazioni di vita dei rifugiati, dei richiedenti asilo, di minori non accompagnati e dei loro bisogni relativi all’educazione.

Maggiori info su Eduasyl: www.cospe.org

Qui sotto il report completo e la sintesi, scaricabili in pdf